Del genere Fagus esistono due sottogeneri uno asiatico e uno europeo, che si estende anche al Nordamerica, con una decina di specie, ma quella che ritroviamo nelle nostre foreste è solo una, il Fagus sylvatica, che è l'essenza arborea più diffusa in Italia.
Troviamo il Faggio sulle Alpi a partire dai 500 metri di quota e sugli Appennini, a partire dagli 800/900 metri, sia come essenza unica, 100% Faggio, che in unione all'Abete Bianco o Rosso.
Il Faggio deriva il suo nome dal greco " φαγεῖν phagein φηγός phēgós ", attraverso il latino "fageum", per cui si può suppore che abbia preso questo nome dal fatto che le faggiole sono commestibili per uomo e animali, mentre nelle lingue germaniche deriva da una forma gotica "Boka" (inglese beech, svedese bokche, tedesco buche, norvegese bøk, olandese beuk).
La stretta somiglianza delle parole indicanti il "faggio" e il "libro" nelle lingue nordiche deriva probabilmente dal fatto che quasi sempre le rune che costituiscono l'alfabeto primitivo delle lingue germaniche, formato da 24 segni, venivano incise su legno di faggio.
Il Faggio può raggiungere e superare i 30 metri di altezza e la sua vita media è di 200/300 anni. Il suo tronco ha un portamento colonnare e in ambiente boschivo si ramifica generalmente in alto con numerosi rami ascendenti, mentre le piante isolate o ai margini del bosco presentano una ramificazione ad un livello inferiore che le porta ad assumere un aspetto più globoso. La sua corteccia è liscia e di colore grigio chiaro, macchiato generalmente di bianco da parte
dei licheni.I licheni sono gli organismi viventi che hanno dato vita alle parole simbiosi e simbionte, perché un lichene non è un organismo unico ma l'unione di un'alga microscopica e di un fungo che mettono in comune le diverse capacità di sopravvivenza (sintesi clorofilliana e assorbimento di acqua e minerali). Il nome è stato coniato dal botanico svizzero Simon Schwendener per identificare questo binomio vivente scoperto nel 1867. Esistono migliaia di licheni differenti che riescono a sopravvivere negli ambienti più caldi e più freddi della terra, essendo capaci di sopravvivere a temperature di -35° e +60° centigradi. Nei paesi nordici sono la principale fonte di cibo delle renne nella stagione fredda, ma vengono usati anche in prodotti per l'alimentazione umana e per la produzione di medicinali, come pure per la produzione di coloranti e profumi, fermo restando che ne esistono anche di tossici.
Una curiosità per i francesisti: lichene era il nome dato al "5 febbraio" del calendario rivoluzionario che, aboliti i nomi dei santi, era strettamente legato alle attività agricole dell'epoca.
In primavera il Faggio si riempie di gemme sottili e lunghe (1,5-3 cm), di colore bruno-rossiccio, da cui spuntano delle foglie ovali o ellittiche
, di colore verde chiaro, con margine ondulato e disposte in modo alterno. Una caratteristica delle foglie del Faggio è quella di presentare a volte sulla sua faccia superiore delle
galle , piccole escrescenze ovoidali appuntite, prodotte dalla pianta dopo essere stata punta dall'ovopositore di un piccolo dittero la Mikiola fagi , escrescenze che sono destinate ad ospitare la larva dell'insetto. In autunno poi le foglie del faggio assumono colori dal giallo-arancio al rosso-bruno.
Sulla stessa pianta sono presenti sia i fiori maschili di colore giallastro riuniti in infiorescenze con lungo peduncolo (5-6 cm) che quelli femminili , verdi, con peduncolo più breve, generalmente a coppia, inseriti in una cupola ornata da brevi aculei erbacei. La fioritura avviene in aprile-maggio e l’impollinazione è anemofila. Il frutto è una capsula spinosa, bruna a maturità, che si apre in 4 valve coriacee, ornate da aculei rigidi. Al suo interno sono presenti i semi, 1 o 2 acheni, detti faggiole , a tre facce, con pericarpo coriaceo, di colore bruno-lucido. La faggiola è oleosa e un tempo veniva raccolta per la produzione di olio alimentare oltre che come alimento per i suini; è particolarmente apprezzata dai cinghiali e dai roditori.
Il faggio richiede un buon grado di umidità atmosferica e si adatta a suoli acidi o basici; spesso lo troviamo in associazione all'abete. Il legno, molto adatto alla curvatura a vapore, si usa per mobili, traversine ferroviarie, compensati e cellulosa ed è ottimo come combustibile.
L'esemplare abruzzese più noto è il Faggio del Pontone che cresce nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise in località Pontone, raggiungibile percorrendo la strada che da Villetta Barrea conduce a Scanno. Ha una circonferenza del tronco di 8,30 metri ed un'altezza di 21m.
Si tratta probabilmente di una ceppaia di numerosi esemplari conglobati, come spesso avviene nei boschi cedui, ed ha senz'altro più di 500 anni di vita.
Chi volesse conoscere meglio le nostre faggete, farà bene a visitare il progetto "Forest Beat" realizzato da Bruno D'Amicis e Umberto Esposito sotto l'egida dell’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Non perdetevi soprattutto il video che documenta i momenti salienti di un anno di vita attorno ad un faggio che diventa punto di ritrovo della fauna selvatica del Parco.
Per chi avesse deciso di approfondire la sua conoscenza sul faggio ecco due link molto interessanti:
una scheda completa sul faggio del Forum Acta Plantarum e sui suoi fiori.
Infine una pubblicazione molto ampia della Regione Piemonte sul faggio e le faggete.
Funghi che possiamo trovare sotto faggio |
Amanita pantherinaTOSSICO, Amanita phalloides
MORTALE, Amanita muscaria
TOSSICO, Amanita rubescens
COMMESTIBILE BEN COTTA, Boletus aereus, Boletus edulis
COMMESTIBILE , Cantharellus cibarius, Craterellus cornucopioides
COMMESTIBILE
, Russula cyanoxantha
COMMESTIBILE, Russula aurea
COMMESTIBILE, Russula olivacea
COMMESTIBILE BEN COTTA, Russula alutacea
COMMESTIBILE BEN COTTA, Ramaria flava
COMMESTIBILI ESEMPLARI GIOVANI
, Hygrophorus poetarum, Tricholoma acerbum
COMMESTIBILE CON PRUDENZA, Entoloma lividum
TOSSICO , Lactifluus piperatus
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